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CTH 417.1

Citatio: F. Fuscagni (ed.), hethiter.net/: CTH 417.1 (INTR 2016-08-04)

Rituale contro i nemici del re (CTH 417.1)

Testimoni:

A

A1

KUB 7.61

VAT 7695

--

A2

(+?) KBo 49.28

(+?) 238/s

L/18, Haus am Hang, vor der Westfront in Makridischutt.

Bibliografia:

Werner 1967, 66; Hutter 1991, 39-40; Beal R.H. 1995a, 67-68; van den Hout 1998, 45; Haas 2003, 589-590; Trémouille 2004, 162 n. 24; Miller 2010, 172; de Martino 2011, 72-73.

Editionsgeschichte

Il frammento VAT 7695 è stato pubblicato da H. Ehelolf nel 1923 come KUB 7.61, mentre il frustulo 238/s proviente dalla Haus am Hang, è stato pubblicato da G. Torri nel 2006 come KBo 49.28 e identificato come join1.

Il frammento KUB 7.61 è stato proposto per la prima volta in traduzione in Werner 1967, 66 come parallelo a Bo 557, in seguito pubblicato come KUB 40.83 Ro. 14 sgg. (CTH 295.10). Un'ulteriore menzione del testo con traslitterazione e traduzione (Ro I 4-7) si deve a Hutter 1991, 39 il quale sostiene che questo frammento di rituale costituisca “eine klare Verbindung mit internen Unruhen” alla famiglia reale. Successivamente van den Hout 1998, 45 ha proposto nuovamente in traduzione Ro I 4-8 come esempio di rituale in cui alcune immagini, in questo specifico caso statuette, vengono usate in modo simile alla magia vodoo.

Haas 2003, 589-590 ha riportato sempre Ro I 4-7 in traduzione e traslitterazione fra gli esempi di “Identifikationsriten mit den Figuren” e infine Trémouille 2004, 162 cita in traduzione KUB 7.61 come esempio di utilizzo ufficiale di magia nera, quindi non punibile in quanto rivolta contro i nemici del re2.

Contenuto

Il poco che resta di questo rituale non consente ovviamente considerazioni dettagliate. Ciò che risulta certamente maggiormente interessante è l'uso di due statuette o figurine, una fatta di legno di cedro sulla quale viene scritto il nome del nemico della maestà e una di argilla sulla quale viene scritto il nome di PU-Šarruma, personaggio sulla cui identificazione sussistono ancora delle incertezze. È plausibile, come sostiene Haas 2003, 590, che nella parte perduta del rituale le statuette fossero gettate nel fuoco, di modo che la statuetta di legno con il nome del nemico bruciasse, mentre quella di argilla con il nome di PU-Šarruma si indurisse. Non si hanno, almeno nella documentazione pervenutaci, esempi di pratiche analoghe all'interno dei rituali3. Si hanno tuttavia testimonianze di analoghe pratiche magiche dai documenti di precedura processuale, in particolare KUB 40.83 (CTH 295.10), dove una donna di nome Mana-DUGUD-iš4 è accusata di aver scritto su tre statuette fatte di cera e grasso di pecora rivestite e di argilla, i nomi di altrettanti personaggi di primo piano della corte ittita, ovvero Ura-Walwa (GAL-UR.MAḪ), Šarri-Kušuḫ e un terzo il cui nome è perduto in lacuna. Resta da menzionare un altro testo di procedura precessuale, ovvero KUB 40.90 (CTH 294), in cui si accenna nuovamente, in contesto purtroppo lacunoso, ad una statuetta d'argilla (Rs.? 15'). È quindi abbastanza evidente che l'uso di figurine in argilla o in altro materiale su cui si scrivono i nomi di coloro che sono oggetto dell'azione rituale, è un pratica attestata nel mondo ittita. Il fatto poi che ci sia giunto un solo rituale che contiene sicuramente questa pratica, si può facilmente spiegare col fatto che si trattava di magia nera che, come sappiamo dalle Leggi, era fortemente proibita.

Hutter 1991, 39-40, opta per una datazione del testo all'epoca medio-ittita sulla base della menzione di un mPU-LUGAL-ma DUMU mTu-ut-ḫa-li-ya nella lista reale KUB 11.7 + KUB 36.121 Ro 19 (CTH 661.9), che egli identifica con il mPU-LUGAL-ma citato in KUB 7.61(+) Ro. I 7, 8 e per il quale propone la lettura fonetica Ḫišmi-Šarruma5. Tuttavia non è chiaro il motivo per cui Hutter propone questa datazione, soprattutto in considerazione del fatto che nei due successivi paragrafi di KUB 11.7+ sono citati dapprima Pawaḫtelmaḫ e Pimpira, due personaggi certamente databili all'Antico Regno, e successivamente (Ro 24-Vo 3) altri sovrani e principi inquadrabili o nella fase conclusiva dell'Antico Regno stesso o nella fase iniziale del Medio Regno. Del resto anche ai paragrafi precedenti di questa lista reale, fatta eccezione per Ro 17-18 dove si cita Kantuzzili, sono riportati nomi di sovrani e regine dell'Antico Regno (cfr. Ro 1-14). È ben noto come l'utilità delle cosiddette Liste Reali per la ricostruzione della successione di sovrani e principi sia molto precaria, data la frequente ambiguità e incertezza di questo tipo di testi; ad ogni modo sembra abbastanza evidente che KUB 11.7+ Ro faccia riferimento a una fase più antica della storia ittita ed è possibile che questo Tutḫaliya padre di PU-LUGAL-ma sia un principe vissuto in una fase molto arcaica. A tal proposito si possono ricordare Tutḫaliya rab šaqê di Zuzzu, re di Kaniš e un Tutḫaliya a cui si fa riferimento nel testo dell'assedio di Uršu (KBo 1.11 Vo 17-18)6.

È dunque preferibile essere daccordo con van den Hout 1995, 129 il quale sostiene che KUB “VII 61 ist, abgesehen von dem jungen Duktus, weiter nicht datierbar; auch inhaltlich gibt der Text kein Anhaltspunkte”. Del resto anche l'ipotesi di vedere in PU-Šarruma/Ḫešmi-Šarruma il nome di Tutḫaliya (IV) prima della sua ascesa al trono non è più sostenibile7 e la lettura hurrita Ḫešmi per il sumerogramma BU/PU non risulta del tutto assicuarata, anche una lettura Taki-Šarruma8 o al limite Tašmi-Šarruma9 non possono essere esclusa a-priori.

In conclusione forse l'ipotesi più probabile è quella di datare questo testo in un'epoca a cavallo fra la fine del regno di Ḫattusili III e l'inizio del regno di Tutḫaliya IV, essendo possibile identificare questo PU-Šarruma con uno dei principi di nome Ḫesmi-Šarruma, Taki-Šarruma o Tašmi-Šarruma citati in un numero relativamente consistente di documenti provenienti dalla tarda fase imperiale10.

© Universität Mainz – DPHT – Rituale / Institut für Ägyptologie und Altorientalistik

1

Cfr. Inhalt. IV: “CTH 417: s. KUB VII 61 Vs. I 4 ff. Die beiden Tafeln schliessen zusammen”.

2

Sappiamo bene infatti che la magia nera fra gli ittiti era probita per legge, tanto da essere uno dei pochi casi in cui era prevista la pena di morte. Cfr. a tal proposito il §111 e il §170 delle Leggi.

3

Un'eccezione può forse essere rappresentata da KUB 20.77 III 3'-4' (CTH 650.4) in cui il nome del nemico è scritto sulla figurina d'argilla di un bue (cfr. Haas 2003, 590). Il frammento è tuttavia troppo piccolo per poter fare ulteriori considerazioni. Troppo ridotto è pure il frustulo KBo 15.17 (CTH 417.2) dove si dice che il nome di Tašmi-Šarruma viene inciso (gulšan) su un oggetto il cui nome è perduto in lacuna, ma che analogamente a KUB 7.61 può essere una statuetta (ALAM).

4

In realtà il teso è molto frammentario e non è chiaro se Mana-DUGUD-iš sia effettivamente colei che ha fatto le figurine (si veda comunque il colofone Vo IV 1' dove è scritto IN]IM fMa-na-DUGUD-i, a dimostrazione che quest'ultima è certamente una degli accusati) oppure se abbia avuto anche dei complici.

5

Cfr. a tal proposito Hutter 1991, 40 n. 33.

6

Cfr. in ultimo Forlanini 2010, 121, 124-125. Si consideri anche la vecchia ipotesi di Forrer 2BoTU, 21 che identificava PU-Šarruma con il nonno di Ḫattušili I citato nel cosiddetto “Testamento politico” (CTH 6 = KUB 1.16+), ipotesi che non è mai stata pienamente confutata.

7

Cfr. Heinhold-Krahmer 2001, 180sgg., in particolare 196-197.

8

Cfr. van den Hout 1995, 136.

9

Cfr. Alp 1998, 21 sgg. e Alp 1998a, 57 sgg. Contra Heinhold-Krahmer 2001, 184 sgg.

10

Per l'elenco delle attestazioni si fa riferimento rispettivamente a van den Hout 1995, 127-128, 132-133 e 197.


Editio ultima: 2016-08-04






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